Ancor più del traffico, è il cibo il primo responsabile dell’inquinamento

Lo studio del Barilla Center for Foor & Nutrition

Quando pensiamo all’inquinamento la nostra mente immagina strade trafficate e fabbriche fumanti. Ebbene, nessun vero errore, ma sicuramente una grave mancanza: la nostra tavola imbandita. Uno studio del Barilla Center for Foor & Nutrition (ovvero la Fondazione Bcfn, nata per analizzare i grandi temi legati all’alimentazione mondiale) ha dimostrato come, considerando solamente le emissioni di gas serra, sia proprio il cibo a dare il contributo più pesante al cambiamento climatico. Laddove il riscaldamento degli edifici incide sul cambiamento climatico per il 23,6%, e i trasporti per il 18,5%, la produzione di cibo primeggia con un 31% sul totale.

La seconda edizione di Eating Planet

Queste cifre sono state rese note dalla Fondazione Bcfn in occasione del lancio della seconda edizione del libro Eating Planet. Cibo e sostenibilità: costruire il nostro futuro, un’interessante raccolta di riflessioni e proposte riguardanti la sostenibilità ambientale in rapporto con la produzione alimentare del mondo. Come ha dichiarato Guido Barilla, presidente della Fondazione Bcfn, «a quattro anni dalla prima edizione abbiamo voluto aggiornare Eating Planet per raccogliere i contributi scientifici più rilevanti, raccontare come sta avanzando il percorso intrapreso dal Bcfn e proporre soluzioni concrete ai grandi temi legati a cibo e nutrizione». Un aggiornamento molto importante, poiché nel tempo compreso tra la prima e la seconda edizione il tema dell’alimentazione sostenibile è stato al centro dell’attualità, con Expo e con la Conferenza di Parigi.

La doppia piramide alimentare, ancora

Negli ultimi 25 anni le emissioni di gas serra derivanti dall’agricoltura a livello mondiale sono aumentate del 20%, e raddoppiate rispetto a quelle del 1960. Tutto questo in una situazione in cui la produzione e il consumo di carne sono le responsabili del 12% delle emissioni totali, seguite al 5% dalla filiera dei prodotti lattiero-caseari. Si capisce dunque come le nostre scelte alimentari possano condizionare in modo concreto la salute nostra e dell’ambiente. E per salvaguardare sia noi che l’ambiente, la Fondazione Bcfn ribadisce che il miglior metodo è rappresentato proprio dalla doppia piramide alimentare, un modello di alimentazione ricalcato proprio sulla nostra dieta Mediterranea.

Addio dieta Mediterranea

Ed è proprio la nostra dieta Mediterranea che fa dell’Italia il paese con gli abitanti più longevi e magri d’Europa, almeno per quanto stimato dall’ultimo rapporto Istat. Una buona conferma, insomma, che però viene offuscata dal distacco delle generazioni più giovani, le quali sembrano rigettare questo modello alimentare. E le conseguenze, anche in questo caso, sono tangibili: un adolescente su 5 in Italia ha un peso eccessivo, con un tasso di obesità infantile tra i più alti in Europa.

Una dieta sostenibile per cambiare il pianeta

Una cattiva alimentazione, però, non ha effetti negativi solo sul nostro fisico. Proprio come viene spiegato nella doppia piramide alimentare, anche l’ambiente ne esce peggiorato: «molte persone pensano che il nostro impatto ambientale dipenda in primis da fattori come le macchine che guidiamo o da come riscaldiamo le nostre case» ha ribadito Guido Barilla, quando «in realtà, la cosa più importante, il modo in cui ciascuno di noi ha l’impatto più forte sull’ambiente, è quello che mangiamo». In conclusione, dunque, «l’adozione di una dieta sostenibile può diventare un vero e proprio volano di cambiamento per salvaguardare la nostra salute e il pianeta in cui viviamo».

Wood Design Awards 2016: tutti i vincitori

Un’importante competizione

La competizione che premia le eccellenze mondiali dell’architettura in legno, il Wood Design Awards, ha proclamato anche quest’anno i suoi vincitori. I partecipanti dovevano esporre un progetto che fosse stato pensato come modello per un’architettura non residenziale in legno, che mettesse in risalto versatilità nel design, sostenibilità, rapporto costi-benefici. Jennifer Cover, il direttore del concorso, ha così voluto spiegare l’importanza del progetto: «Il Wood Design Awards celebra quei progetti e quei team di disegnatori che con i loro lavori mettono in vetrina usi innovativi del legno sia come materiale strutturale, sia come materiale per le finiture».

Il primo premio nella categoria Green Building by Nature è stato vinto dal Nest we grow, il College di Environmental Design UC Berkley. L’edificio sembra un nido con una struttura a telaio e pannelli scorrevoli che possono essere regolati per consentire la migliore ventilazione dell’edificio.
La Cina con il suo padiglione di legno visto a Expo 2015 di Milano ha convinto i giudici, vincendo la categoria Beauty of Wood – Innovation. Il progetto è stato realizzato dall’Accademia delle Arti e del Design dell’Università di Tsinghua e dallo studio newyorchese Link-Arc.

Il Museo delle Arti di Aspen è uno degli edifici vincitori del Regional Excellence, costruito dall’architetto Shigeru Ban. ‘edificio è completamente rivestito da un muro in legno composito Prodema, cioè un amalgama di carta e resina tra due strati di legno che gli conferisce una sorta di armatura/schermo.

Il vincitore nella categoria Wood in Government Buildings è il Chicago Horizon ideato per la Biennale di Chicago. Interessante è la soluzione ideata per massimizzare lo spazio con un enorme tetto piano in legno CLT che sarà usato come piattaforma panoramica sul lago Michigan.

Il premio per l’Institutional Wood Design è stato vinto da un’incredibile caserma dei pompieri in Oregon costruita in legno dallo studio Hennebery Eddy Architects. La particolarità è che, per aumentarne la resistenza all’umidità e al fuoco, il pino dell’Oregon impiegato per le pareti è stato sottoposto a un trattamento specifico secondo un’antica tecnica giapponese di brunitura.

Legambiente: l’aria nel 2016 in Italia sarà irrespirabile

Milano come Pechino

Secondo Legambiente le città italiane sono soffocate dall’inquinamento, lo si legge nel dossier Mal’Aria di città 2016 dove si legge: «Anche il 2015 per l’aria respirata nei centri urbani è stato un anno da “codice rosso”, segnato da un’emergenza smog sempre più cronica. Milano avvolta in una cappa che la fa somigliare a Pechino, la Pianura Padana coperta da un manto di nebbia e smog, la città della Mole dove non si intravedono sullo sfondo le montagne e la vetta del Monviso, o Roma che si risveglia più volte velata da un’insolita foschia sono solo un esempio. Non basta appellarsi all’assenza di vento e pioggia per intere settimane, l’aria diventa sempre più irrespirabile a causa delle elevate concentrazioni delle polveri sottili, dell’ozono e del biossido di azoto che causano, tra l’altro, danni alla salute dei cittadini e all’ambiente circostante».

Smog letale

Secondo lo studio di Legambiente, in Europa ogni anno l’inquinamento causa oltre 400.000 morti premature e l’Italia vanterebbe addirittura il triste record di morti per smog con 59.500 decessi. Legambiente nota che se venissero usati i parametri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il numero di abitanti soggetti alle polveri sottili crescerebbe esponenzialmente. Secondo l’OMS, «la percentuale di popolazione in ambiente urbano esposta a concentrazioni di polveri sottili dannose per la salute salirebbe dall’attuale 12% a circa il 90%; per l’Ozono si passerebbe dall’attuale 14-15% al 97-98%. I danni alla salute della popolazione si traducono in costi economici dovuti alle cure sanitarie, che nella Penisola si stimano tra i 47 e 142 miliardi l’anno. Ci sono poi i danni economici legati al mancato rispetto delle norme italiane ed europee sulla qualità dell’aria». La regione che soffre di più lo smog è il Veneto con il 92% delle centraline urbane monitorate che ha superato il limite dei 35 giorni consentiti, segue la Lombardia con l’84%, il Piemonte con l’82% e l’Emilia-Romagna con l’75%.

Vegani e vegetariani: mondi simili ma non uguali

Il vegetariano

Il termine “vegetariano” nasce nell’Ottocento e, prima della sua coniazione, ogni regime alimentare che prevedeva il non mangiare animali era chiamato “pitagorico”, in onore del pioniere di questo tipo di alimentazione in occidente, ossia il matematico Pitagora. Chi afferma di essere vegetariano è colui che ha eliminato completamente dalla sua dieta la carne, che si tratti di quella dei mammiferi, degli uccelli o dei pesci. Questa tipologia di persone non ha necessariamente escluso dal proprio stile di vita prodotti di origine animale, come scarpe in pelle, maglioni di lana o camicie di seta. Inoltre, la sua dieta comprende le uova, il latte, il miele, insomma tutti quegli alimenti di origine animale che non hanno portato alla morte di chi li ha prodotti. Bisogna fare attenzione perché molti di coloro che si credono vegetariani in realtà lo sono solo per metà, poiché continuano a mangiare pesce o volatili anche se con una frequenza inferiore a una volta alla settimana.

Il vegano

La parola “vegano” è stata coniata nel 1944 da Donald Watson partendo dal termine inglese “vegetarian” e mettendo insieme l’inizio e la fine della parola, appunto vegan (vegano in italiano). I vegani sono tutti coloro che non solo hanno escluso dalla loro dieta la carne, ma anche i derivati animali come latte e uova. Inoltre, a differenza dei vegetariani si rifiutano di usare per il loro abbigliamento pellame, lana, seta, pellicce e così via. I vegani stanno molto attenti anche a non usare prodotti cosmetici testati sugli animali, e non partecipano agli spettacoli circensi o a sport come la caccia o l’ippica. A differenza del vegetariano che condiziona in qualche modo la sua vita solo dal punto di vista alimentare, chi è vegano aderisce a un vero e proprio modo di essere che deve rispettare la natura e gli animali.