Dopo 50 anni torna la caccia al lupo: secondo Lav, anche ai cani

Caccia al lupo alle porte

Negli ultimi mesi si è parlato sempre di più di un possibile reinserimento del lupo tra le specie che possono essere cacciate e uccise in Italia. A questo proposito, il ministero dell’Ambiente e la Conferenza delle Regioni si stanno preparando per varare un nuovo Piano di conservazione e gestione del lupo, proprio per rispondere alle lamentele di chi nel lupo vede soprattutto una minaccia. Come però ha denunciato ufficialmente la Lega Anti Vivisezione (LAV), il suddetto piano «dopo ben 45 anni, consentirà gli abbattimenti di lupi e ibridi e renderà addirittura possibile dare la caccia e uccidere i cani vaganti, contro il divieto fissato per legge nel 1991». Insomma, secondo l’associazione animalista non solo il ministero starebbe pensando di consentire la caccia al lupo, ma anche di puntare il fucile nella direzione dei cani randagi. Il Piano che si sta elaborando, dunque, viene visto da LAV come una ‘soluzione finale’ non solo per i lupi, ma anche per i cani.

Le domande di LAV e le risposte del ministero

LAV dichiara infatti che il nuovo Piano andrebbe a modificare una precedente norma riguardante il randagismo, la legge 281/91: con questa modifica si vorrebbe andare a parificare gli ibridi cane-lupo alle nutrie, le quali già oggi possono essere sterminate nelle aree rurali ai sensi dell’articolo 19 della legge 157/92. Con queste accuse alla mano, LAV ha voluto domandare al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e al presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini «se sottoscriveranno l’abbattimento di cani, ibridi e lupi e se intendano procedere alla convocazione delle associazioni interessate, come previsto dal Decreto ministeriale». LAV ha inoltre esteso la domanda anche al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, il cui ministero sarebbe stato convocato per dare un proprio parere riguardo al piano contro i randagi. La risposta del ministero dell’Ambiente non si è fatta attendere: stando alla comunicazione ufficiale, «in Italia non è prevista alcuna quota di abbattimenti autorizzati a priori» e «in nessun punto nel Piano d’azione si fa riferimento all’abbattimento di cani-lupo e cani randagi, né all’interno delle aree protette né al di fuori».

Lupo, specie prioritaria

Ma torniamo alla faccenda dei lupi: di fatto, dopo tanti milioni spesi per far ritornare i lupi sulle nostre montagne, quasi del tutto estinti nel 1971, adesso il ministero dell’Ambiente sembra aver deciso di spendere qualche altro soldo per frenarne la crescita. In tutto si stima che sugli Appennini ci siano tra i 1.070 ed i 2.452 lupi, più un centinaio sulle Alpi. A mettere il bastone tra le ruote alla volontà del ministero e di tanti cacciatori c’è però la direttiva Cee Habitat 92/43, la quale proibisce l’uccisione, la cattura, il trasporto e la commercializzazione del lupo, il quale viene definito come specie prioritaria. Il ministero è però già pronto a chiedere una deroga, che del resto è già stata presentata e accettata per stati come Svezia, Francia e Spagna. Tutto questo, almeno in superficie, sarebbe motivato dalle minacce dei lupi agli animali da allevamento, denunce presentate a più riprese anche dalla Coldiretti. Ma gli animalisti non ci stanno: come infatti ricorda Massimo Vitturi della LAV, «ci sono studi in tutta Europa che dimostrano come gli abbattimenti non fanno diminuire le predazioni. E l’apertura della caccia non arresta il bracconaggio, anzi. Se il sistema avvalla l’uccisione del lupo, il bracconiere si sentirà un benefattore».