Legambiente: l’aria nel 2016 in Italia sarà irrespirabile

legambiente-malaria

Milano come Pechino

Secondo Legambiente le città italiane sono soffocate dall’inquinamento, lo si legge nel dossier Mal’Aria di città 2016 dove si legge: «Anche il 2015 per l’aria respirata nei centri urbani è stato un anno da “codice rosso”, segnato da un’emergenza smog sempre più cronica. Milano avvolta in una cappa che la fa somigliare a Pechino, la Pianura Padana coperta da un manto di nebbia e smog, la città della Mole dove non si intravedono sullo sfondo le montagne e la vetta del Monviso, o Roma che si risveglia più volte velata da un’insolita foschia sono solo un esempio. Non basta appellarsi all’assenza di vento e pioggia per intere settimane, l’aria diventa sempre più irrespirabile a causa delle elevate concentrazioni delle polveri sottili, dell’ozono e del biossido di azoto che causano, tra l’altro, danni alla salute dei cittadini e all’ambiente circostante».

Smog letale

Secondo lo studio di Legambiente, in Europa ogni anno l’inquinamento causa oltre 400.000 morti premature e l’Italia vanterebbe addirittura il triste record di morti per smog con 59.500 decessi. Legambiente nota che se venissero usati i parametri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il numero di abitanti soggetti alle polveri sottili crescerebbe esponenzialmente. Secondo l’OMS, «la percentuale di popolazione in ambiente urbano esposta a concentrazioni di polveri sottili dannose per la salute salirebbe dall’attuale 12% a circa il 90%; per l’Ozono si passerebbe dall’attuale 14-15% al 97-98%. I danni alla salute della popolazione si traducono in costi economici dovuti alle cure sanitarie, che nella Penisola si stimano tra i 47 e 142 miliardi l’anno. Ci sono poi i danni economici legati al mancato rispetto delle norme italiane ed europee sulla qualità dell’aria». La regione che soffre di più lo smog è il Veneto con il 92% delle centraline urbane monitorate che ha superato il limite dei 35 giorni consentiti, segue la Lombardia con l’84%, il Piemonte con l’82% e l’Emilia-Romagna con l’75%.